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Il Trentodoc è una montagna coperta di neve

“Credo di essere stato un pioniere delle bollicine trentine. Già nel 1998 (che sembra ieri ma in realtà è tanto tempo fa se si pensa allo sviluppo enogastronomico degli ultimi anni) avevo deciso di togliere dal mio ristorante il vino alla spina e il prosecco e da allora ho sempre cercato di favorire lo spumante del territorio. Dalla nascita del Consorzio poi, ho sempre parlato e proposto ai miei ospiti il Trentodoc”: Roberto Anesi, proprietario da oltre vent’anni, con la moglie, del ristorante El Pael di Canazei, è anche sommelier professionista e relatore nei corsi Ais e ci racconta così il suo rapporto con il metodo classico trentino.

Quali sono per Lei le caratteristiche del Trentodoc?
È un prodotto in cui il territorio emerge completamente. Non a caso si parla di bollicine di montagna. Il Trentodoc ha un’alta acidità, è affilato e verticale, è complesso e strutturato, ma allo stesso tempo è caratterizzato da una grande bevibilità. È piacevole, non stanca, è quel vino che ti fa dire: “Oh, ho già finito la bottiglia”. Certo, un sommelier deve sempre saperlo proporre a chi ancora non lo conosce, preparare l’ospite alla degustazione per dargli tutte le informazioni e creare in lui le aspettative giuste perché è uno spumante che ha una nota acida e tagliente che lo rende diverso dagli altri metodo classico.

Se dovesse descrivere il Trentodoc con un’immagine legata al territorio a cosa penserebbe?
Penserei a una delle nostre montagne con la cima innevata, all’aria fresca che soffia sulla vetta.

Il miglior bicchiere di Trentodoc che ricorda di aver bevuto?
L’ho bevuto tantissime volte, per lavoro o per festeggiare un momento importante della mia vita privata. Non ricordo un’occasione particolare, ma ricordo tante bottiglie aperte per degustazioni che proprio nel momento dell’assaggio si sono rivelate una sorpresa e sono diventate qualcosa di speciale. La Riserva Graal Altemasi è sicuramente un vino superiore, fuori categoria per la sua ricchezza, complessità e bevibilità. Quando lo propongo sono sempre sicuro e orgoglioso, è un “vincere facile”.

Nel suo ristorante con quale piatto predilige proporre le bollicine di montagna?
Il Trentodoc ha un potenziale di abbinamento a tavola poco sfruttato. Spesso si sceglie per l’aperitivo o per accompagnare il dessert, ma in realtà credo che sia perfetto anche a tutto pasto. Nel nostro ristorante abbiamo una griglia speciale che permette di cuocere a 800 gradi e che fa sì che i pori della carne si chiudano subito mantenendone la succulenza all’interno: ecco, per esempio,  un rosé abbinato a un ottimo filetto o a una entrecôte dà sempre grandi soddisfazioni.

I segreti per servire al meglio il Trentodoc?
La bottiglia va raffreddata bene e poi assolutamente niente flûte, ci vuole un bicchiere ampio.

www.elpael.com

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